In occasione della commemorazione per i 10 anni dalla scomparsa del Maestro Di Stefano, colgo l’occasione per condividere con voi il testo letto da Giuseppe Comincini (per gli amici Pinto) durante la messa svoltasi a Santa Maria Hoè (LC) in ricordo del tenore, dove la Filarmonica ha avuto l’onore di partecipare.
Ci tengo a sottolineare che, se si è potuto realizzare questo omaggio al Maestro, il merito va soprattutto a Pinto, grande ammiratore nonché grande amico di Giuseppe Di Stefano, che con grande attenzione e commozione ha fatto di tutto per poter ricordare il suo amico Pippo (così veniva chiamato il Maestro) nel giorno esatto dell’anniversario dalla scomparsa.

Vi parlo a nome del Complesso Bandistico La Filarmonica di Abbiategrasso, che ha organizzato questo omaggio alla memoria del tenore Giuseppe Di Stefano nel decimo anniversario dalla sua scomparsa.
Ci piace ricordare il maestro con le parole di Mario Pasi, critico musicale del Corriere della Sera:
Tempi indimenticabili, quelli in cui potevamo ascoltare la voce di Giuseppe Di Stefano alla Scala e negli altri teatri del mondo.
Tempi, perché intensi di passione, belli e ricchi.
Sembra un mondo lontano, e invece è lì, dietro alla prima porta, vitale e generoso.
Così era Di Stefano tenore, generoso nella voce e nel cuore.
Egli visse e cantò nel periodo più glorioso, non lo diciamo per nostalgia, ma per convinzione, dell’opera italiana.
È parte della nostra storia e delle nostre passioni.
Tempi belli, quelli in cui ci si appassionava per la sua voce.
Possiamo anche dire irripetibili?
L’ottimismo del cuore ci fa dire di no, ma il dubbio resta.
Il canto italiano, aperto, spontaneo, vero, sentito, trovò in lui un grande alfiere.
C’era il fantastico gioco di seduzioni che fa felice l’orecchio, c’era la naturalezza del sentimento.
La nobiltà dell’arte si misura nella ricchezza dei doni che quest’arte offre: nel caso di Di Stefano, i doni sono stati infiniti.
Per questo egli resta per noi e con noi.
Ascoltando la tua voce, e non solo la tua ovviamente, siamo diventati migliori e abbiamo capito qualcosa di più, perché le nostre grandi tradizioni hanno bisogno di interpreti autentici per non restare chiuse nell’ipotetico museo della memoria.
Grazie Maestro Di Stefano per le numerosissime testimonianze di autentico bel canto: un canto appassionato, raffinato, signorile, ispirato, disteso, spontaneo.
Un canto di melodiosa eleganza, ricco di sfumature, mutevole d’accento e di colore unito alle straordinarie doti sceniche, attoriali e interpretative che hanno entusiasmato e incantato le platee di tutto il mondo e che ancora oggi entusiasmano ed incantano gli appassionati.
Grazie per gli eccelsi duetti ineguagliabili nei quali le anime dei due protagonisti si uniscono in una intima vocalità squisita e rara.
Giuseppe Comincini